«La persona con compulsioni vive nella tirannia dell’assurdo: ciò che gli pareva logico è razionale,
nella sua esasperata ripetizione, si è mutato nel regno concreto dell’irrazionalità obbligata».
Marisa Ciola
Tra le patologie più diffuse oggi vi è il disturbo ossessivo-compulsivo.
Studi statistici hanno infatti dimostrato come questo problema riguardi, in forma grave, oltre il 5% della popolazione, se poi a questa percentuale si aggiungono tutti quei pazienti che ne soffrono in forma lieve o media, la stima va almeno triplicata (Nardone, 2013).
La logica del disturbo ossessivo-compulsivo si fonda sul fatto che ciò che può essere sano e ragionevole diviene, attraverso una ripetizione esasperata, una vera e propria tirannia dell’assurdo, come se la persona si trovasse in qualche modo continuamente “costretta” ad effettuare alcune azioni, in maniera completamente indipendente dalla propria volontà.
Il controllo della realtà viene portato all’estremo e si trasforma in una compulsione irrefrenabile a mettere in atto rituali rassicuranti, per prevenire ciò che potrebbe accadere o per proteggersi dagli effetti di ciò che potrebbe essere accaduto.
Essere attenti e meticolosi nello svolgimento di un compito è sicuramente un pregio che rende rigorosi e affidabili, ma il dover ricontrollare più volte ciò che è stato già controllato diventa una patologia (Nardone, Portelli, 2013).
Un commercialista ad esempio, che convinto di aver commesso un errore, controlli ripetutamente i documenti e ripeta all’esasperazione i calcoli fino a bloccarsi, soffre sicuramente di una mania irragionevole che finisce per invalidare le sue capacità.
Il DSM-5, per classificare il disturbo ossessivo-compulsivo, indica alcuni criteri diagnostici:
Il DSM-5 poi, distingue i disturbi ossessivo-compulsivi in tre categorie:
Ciò che caratterizza il disturbo ossessivo-compulsivo è principalmente la presenza di rituali di tipo preventivo, riparatorio o propiziatorio, che comportano spreco di tempo e finiscono per compromettere seriamente il funzionamento sociale e lavorativo della persona, quali ad esempio: lavarsi ripetutamente per pulirsi dallo sporco, igienizzarsi continuamente per evitare malattie, ordinare le cose, ripetere formule magiche, riti rassicuranti ecc.
Agli occhi degli altri, questi rituali appaiono spesso strani e non necessari, ma per la persona sono molto importanti e devono essere eseguiti in particolari modi, per evitare conseguenze negative e per impedire alla paura di prendere il sopravvento.
Quello che in seguito accade è che il paziente che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo non si lamenti in particolare dell’ansia, quanto piuttosto di tutti quei riti che non riesce a smettere di eseguire e che pertanto diventano il vero problema, pregiudicando in misura crescente la sua vita e quella dei suoi famigliari.
Per approfondire ulteriormente questo tema, puoi anche guardare questo interessante video in cui Giorgio Nardone spiega come conoscere e guarire dai rituali basati su credenze magiche o superstiziose.
La ricerca-intervento del Centro di Terapia Strategica di Arezzo ha evidenziato, come per altre psicopatologie, alcune regolarità di tentativo disfunzionale di gestione del disagio specifiche per il disturbo ossessivo-compulsivo:
Quando il disturbo ossessivo-compulsivo per la persona diventa invalidante, si rende necessario ricorrere all’aiuto di uno specialista.
Questa patologia è sicuramente una delle più resistenti al cambiamento terapeutico, poiché se si cerca di trattarla attraverso approcci tradizionali, basati sulla ragione ordinaria, ci si scontra inevitabilmente con la sua irrazionalità. Per utilizzare le parole di Giorgio Nardone (2013): “la ragione si infrange sullo scoglio della tirannia dell’assurdo che domina la mente del paziente”.
Non esiste inoltre un trattamento farmacologico specifico per il disturbo ossessivo-compulsivo che, nella maggioranza dei casi, viene trattato con un mix di antidepressivi, ansiolitici e neurolettici.
Questo ambito clinico è stato, insieme agli attacchi di panico, il primo settore a cui vennero applicate le ricerche del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ed attualmente rappresenta la best practice in campo terapeutico.
Attraverso l’utilizzo di questo approccio, l’intervento può essere molto rapido ed è possibile giungere, in circa dieci sedute, alla completa risoluzione del disturbo.
Il terapeuta strategico non può convincere il paziente a eliminare le ossessioni o a smettere di eseguire certi rituali con una spiegazione razionale, al contrario, chiederà al soggetto di farlo “meglio”, suggerendo un modo più efficace di gestire i propri bisogni e raggiungere lo scopo dei rituali, ossia essere in grado di controllare la paura.
Nella maggioranza dei casi, ciò avviene ricorrendo a particolari controrituali terapeutici, quali ad esempio la famosa manovra “se fai uno, fai cinque”.
Qualora la compulsione del paziente consista nel controllare un’azione più e più volte per essere sicuro che sia stata eseguita correttamente, gli verrà prescritto di eseguire il controllo un numero prestabilito di volte, ogni volta che sente il bisogno di farlo: “Da qui a quando ci rivedremo, ogni volta che metterà in atto uno dei suoi rituali, se lo fa una volta dovrà farlo cinque volte… né una volta di più, né una di meno… può non farlo… ma se inizia a farlo dovrà ripeterlo per cinque volte… né una volta di meno, né una volta di più…”
Alla base di questa indicazione, vi è l’antico stratagemma “far salire il nemico in soffitta e togliere la scala”, per cui si asseconda la logica del sintomo rendendo possibile il fatto di rinunciarvi.
Il terapeuta assume il controllo dell’esecuzione del rituale e il paziente acquisisce, a sua volta, la capacità di controllare la sintomatologia anziché esserne controllato. Spesso infatti, arriva in seconda seduta dicendo che ripetere il rituale cinque volte era troppo noioso e di non aver avvertito il bisogno di metterlo in atto.
Talvolta bisogna aumentare il dosaggio, ma prima o poi si arriva all’interruzione, poiché risulta troppo stancante agire come prescritto.
Ormai da diversi anni, il Centro di Terapia Strategica di Arezzo studia e tratta con successo molti casi di disturbo ossessivo-compulsivo.
All’interno del libro “Ossessioni compulsioni manie. Capirle e sconfiggerle in tempi brevi” (Milano, Ponte alle Grazie, 2013), Giorgio Nardone e Claudette Portelli, riportando numerosi casi clinici, spiegano come sia possibile, assecondando la logica apparentemente folle di questa tipologia di pazienti ed attraverso la prescrizione di controrituali specifici, arrivare in poche sedute ad una completa estinzione di un problema così pervasivo e invalidante.
La ricerca-intervento applicata a migliaia di casi ha infatti mostrato con chiarezza come l’89% dei pazienti affetti da questo disturbo possa guarire nell’arco di pochi mesi.
Gli autori individuano cinque tipologie fondamentali di motivazione che attivano azioni e pensieri compulsivi:
All’interno di questo articolo, Giorgio Nardone descrive queste cinque tipologie fondamentali di motivazione, che si è giunti ad individuare nell’estesa ricerca-intervento condotta dall’autore e dai suoi collaboratori nell’arco di oltre venticinque anni e su oltre ventimila casi trattati.
Consiglio vivamente la lettura del testo di Giorgio Nardone e Claudette Portelli perché spiega molto bene come si costruisca e si mantenga nel tempo il disturbo ossessivo-compulsivo, ma anche, e soprattutto, come sia possibile far evadere la persona dalle sue trappole mentali mediante percorsi strategicamente pianificati.
In appendice, proprio al fine di un’esposizione esaustiva del metodo terapeutico, vengono riportate, a cura di Elisa Valteroni, le trascrizioni complete di due casi esemplari: il musicista irrigidito e il controllo della gravidanza inventata.
Se sei interessato ad approfondire ulteriormente i contenuti del libro e come avviene il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo attraverso la Terapia Breve Strategica, puoi anche guardare questa interessante intervista di Cristina di Loreto a Claudette Portelli, apparsa di recente sul gruppo Facebook “Libri di Giorgio Nardone”, oppure la recensione del testo, fatta sempre dalla collega Cristina di Loreto, a questo link.