«Nulla giunge all’intelletto che non passi prima per i sensi».
Tommaso d’Aquino
Religione e scienza da sempre considerano le emozioni come dei demoni da esorcizzare e tenere a bada.
Le emozioni sono “competenze senza comprensione” che non seguono una logica ordinaria o razionale, ma che ci permettono di evolvere in maniera adattiva nei confronti del nostro mondo interno ed esterno.
Giorgio Nardone, attraverso lo studio del come risolvere le più ricorrenti forme di psicopatologia, basate fondamentalmente su emozioni disfunzionali, è arrivato a scrivere il libro “Emozioni: istruzioni per l’uso” (Milano, Ponte alle Grazie, 2019), nel quale propone una narrazione scientifica, filosofica, artistica e religiosa del nostro mondo interiore.
Le emozioni ci sembrano a volte degli “animali indomabili”, ma il messaggio principale che l’autore desidera lanciare è che sia sempre possibile riuscire a gestirle in maniera strategica.
Oggi sappiamo che le emozioni hanno sede nel paleoncefalo, la parte più antica del nostro cervello ed è stato dimostrato che la loro espressione non è mediata dalla corteccia cerebrale.
Le emozioni costituiscono la risposta a stimoli percepiti e riconosciuti, i quali attivano reazioni specifiche.
Il riconoscimento dello stimolo che attiva l’emozione specifica, tuttavia, non va confuso con un atto di coscienza: tutto ciò avviene a livello subcorticale e incosciente, e diviene solo più tardi una sensazione cosciente.
Come diceva William James: “Le emozioni sono la risposta adattiva ad un cambiamento interno o esterno percepito”.
Esse pertanto si possono indurre attraverso stimoli reali o immaginari, tanto dall’esterno quanto dall’interno del nostro organismo.
L’emozione si attiva a seguito della percezione di uno stimolo e, a sua volta, l’amplifica, la riduce o la distorce, secondo un processo interattivo di causalità circolare.
Anche le esperienze che viviamo e il linguaggio che utilizziamo influenzano in maniera determinante tali processi.
L’induzione delle emozioni avviene attraverso esperienze che provochino sensazioni forti, le cosiddette “esperienze emozionali correttive”, queste possono essere reali, vissute, oppure possono essere evocate. Ce lo spiega Giorgio Nardone all’interno di questo video.
«Immagina di andare a dormire ogni giorno accanto ad una tigre e di svegliarti con la sensazione di non sapere se avrà intenzione di leccarti o di sbranarti».
All’interno del quarto capitolo del libro, utilizzando una potente metafora orientale, Giorgio Nardone paragona le emozioni a una tigre, un animale che terrorizza, ma che al tempo stesso affascina per la sua straordinaria bellezza.
Questa parte del testo è suddivisa in paragrafi dai titoli evocativi che fanno riferimento al rapporto con questa nostra “tigre interiore”.
Addomesticarla non vuol dire liberarla, né tanto meno imprigionarla, ma renderla amica.
Imparare a gestire le emozioni significa quindi prima di tutto concedersele, perché lasciare che si esprimano fa sì che fluiscano un modo naturale, senza esacerbarle o trasformarle.
L’autore ci suggerisce alcune manovre e stratagemmi efficaci per gestire le quattro emozioni fondamentali: paura, piacere, dolore e rabbia, trasformando i limiti in risorse e costruendo un’alleanza tra ragione e sentimento.
Per approfondire ulteriormente il tema, puoi guardare questo video in cui Giorgio Nardone ci parla delle quattro emozioni di base, o anche una breve recensione del suo testo fatta dalla collega Cristina di Loreto.